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I "babbalucchi" di Maenza
La tradizione dei babbalucchi, durata fino al 1949, è stata un'esperienza drammatica e toccante per i maentini.
Sapete chi erano i babbalucchi? Dieci paesani che di giorno erano abbastanza gradevoli e che la notte si trasformavano in personaggi inquietanti. Erano chiamati anche “fratelloni” perché il nucleo centrale del gruppo era formato dai quattro fratelli Polidori.
Si riunivano il Giovedì Santo, all’approssimarsi delle tenebre, vestiti completamente di bianco, con camici svolazzanti e cappucci con due fori per gli occhi. Si disponevano in cerchio con una torcia accesa in mano e iniziavano a cantare una nenia addolorata e lugubre. Seguiva il silenzio e poi, all'improvviso, si sentiva un assordante fracasso prodotto da numerosi gruppi di ragazzi armati di "schiappe", pezzi lunghi di corteccia di castagno o di guaina di agave, che battevano le porte delle case maentine.
Una combinazione di canto, costumi, e rumore che creava un’atmosfera di mistero e che rappresenta un pezzo importante della storia e della cultura di Maenza.